Ruggero Lenci

Cristina Caporaso e Chiara Castiello

Domanda:

Qual è stata l'importanza dell'integrazione di materiali e tecnologie innovative nel Padiglione Italia all'EXPO di Shanghai 2010, e in che modo questa fusione ha contribuito a rappresentare l'Italia come un esempio di paese che punta alla completa sostenibilità dell'edificio rendendo l'architettura viva?

Dato il suo approccio spontaneo alla struttura, come pensa di riuscire a trasmettere l'essenza della sua opera al pubblico, e come crede che la sua capacità di abbracciare l'improvvisazione spaziale influenzi la fruizione delle sue sculture da parte degli spettatori?

Foto dell'incontro:


RUGGERO LENCI

Professore di Architettura e Composizione architettonica alla Sapienza - Università di Roma, è autore di libri e direttore della collana editoriale Scienze dell'abitare sostenibile.

Il suo contributo teorico sul tema Evoluzione e architettura tra scienza e progetto propone un accostamento tra le discipline scientifiche, umanistiche e progettuali dal quale deriva il parallelismo: la morfogenesi del progetto ricapitola la storia dell'architettura, le cui tesi sono contenute nei libri Evoluzione e Architettura (2008), Le mura poligonali con blocchi concavi (2019), Vultus Urbis (2020), Archigenesi (2022). Tra i suoi contributi figurano il progetto di un'unità abitativa sperimentale realizzata a Favaro Veneto (Venezia) a seguito della premiazione al concorso europeo Europan 1 (1989), i progetti di unità abitative elaborati per Roma, Bergamo, Bologna, Venezia, Firenze, isola di Bo-Svezia, ricerche sulla Scuola romana di architettura che hanno prodotto le monografie Studio Passarelli cento anni cento progetti (2006), Pietro Barucci Architetto (2009), La Casa del Girasole (2012), La Torre Eurosky (2014), Ingegneri-Architetti della Scuola Romana di Architettura (2021). Sul tema del progetto abitativo ha pubblicato il libro L’enigma dell’unità abitativa tra teoria e ricerca progettuale (2020).


CONCORSO INTERNAZIONALE PER IL PADIGLIONE ITALIA ALL'EXPO SHANGHAI 2010

Il Padiglione Italia all'EXPO di Shanghai 2010 è il risultato di studi volumetrici di natura scultorea, che cercano di combinare architettura, scultura e tecnologia in un unico progetto. In termini concettuali, l'idea di base consiste nella fusione di quattro volumi, di cui tre sporgono rispetto al quarto, che funge da supporto centrale. Ciò significa che tre dei quattro volumi si estendono in avanti.

Per la realizzazione del padiglione, è prevista una struttura a tralicci, sia verticali che orizzontali, disposti secondo una griglia di 1,80x1,80 metri. Questi tralicci creano un nucleo centrale, circondato da colonne fitte che toccano il suolo e sono collegate ai telai dei tralicci che sorreggono i tre volumi sporgenti.

Dal punto di vista figurativo, il progetto si ispira all'Italia e richiama l'idea di un tempio, reinterpretato in uno stile moderno. Altri elementi di ispirazione includono le barriere in pietra delle strade lastrate di Pompei e i solchi lasciati nel corso dei secoli dalle ruote dei carri in molte antiche città italiane.

L'idea di un tempio si riflette nelle grandi colonne quadrate che compongono il ritmo compositivo principale del progetto, così come nei triglifi sporgenti, che sono caratteristici dell'architettura antica ma qui reinterpretati in chiave contemporanea. Inoltre, il design delle vetrate tra le colonne richiama il gioco dello Shanghai.

La struttura dei tralicci è realizzata con moduli metallici cubici, simili a quelli di una gru, ma concepiti come oggetti di design tecnologicamente avanzati. Questi moduli sono composti da profili a "L" collegati centralmente da controventi, seguendo il modello degli "ipercubi". Sia le travi che i pilastri dei tralicci sono dotati di tiranti sulle facce esterne e sono facili da trasportare e assemblare utilizzando bulloni e dadi. I tralicci sono rivestiti con lamiera di alluminio fissata tramite ancoraggi a scomparsa, risultando privi di bullonature sulla superficie.

Il pavimento è realizzato con un pannello composito a nido d'ape in alluminio, le cui lamiere di rivestimento sono accoppiate al nucleo centrale utilizzando un procedimento continuo con un film viscoelastico. Le fasce tra gli elementi scatolari portanti, che hanno una larghezza di 1,80 metri, sono realizzate in vetro, sia per il pavimento che per la copertura. Ciò consentirà ai visitatori di camminare direttamente sul vetro nei livelli inferiori del padiglione, permettendo loro di guardare verso il basso. Il vetro calpestabile sarà serigrafato con linee intersecanti casuali per garantire una certa opacità. Le superfici vetrate delle pareti verticali sono suddivise in frammenti dai tiranti necessari per controventare la struttura e gli infissi sono posizionati in modo da integrare i cavi di controvento, garantendo stabilità strutturale.







ARCHITETTURA “VIVA”

Nella filosofia cinese, in particolare nel Taoismo e nel Confucianesimo, due delle principali religioni del paese, emerge il concetto fondamentale di Yin e Yang. Questi principi rappresentano le due forze primordiali, contrapposte ma complementari, che regolano l'universo con armonia. Per esempio, lo Yin è associato all'ombra, mentre lo Yang è associato alla luce. Queste dualità si riflettono nelle stagioni, nelle fasi lunari, nelle foglie che cadono e rinascono sugli alberi e nell'acqua che scorre e cambia forma pur rimanendo la stessa. Questa particolarità dell'acqua la rende fondamentale nelle antiche filosofie cinesi, dove rappresenta un principio purificatore e trova ampio spazio nell'architettura dei giardini.

Questo progetto è stato realizzato tenendo conto delle interessanti proprietà fisiche, chimiche, energetiche e psicofisiche dell'acqua. Il movimento dell'acqua rende dinamica l'architettura, contribuendo a definire l'immagine dell'Italia.

Shanghai, una città con gravi problemi di inquinamento atmosferico, sembra aver trascurato negli ultimi anni l'importanza di convivere con la natura, concentrando i propri sforzi sull'industrializzazione in crescita. Al contrario, il progetto del Padiglione Italia propone un esempio di sostenibilità, focalizzandosi sull'efficienza energetica e ambientale attraverso l'uso di nuove tecnologie e materiali innovativi. Ciò viene realizzato con attenzione a dettagli che trasformano gli spazi in ambienti "vivi", capaci di adattarsi alle diverse condizioni esterne, come temperatura, luce, vento, precipitazioni e irraggiamento solare, simile a quanto accade negli organismi vegetali. Un elemento chiave è l'involucro esterno, che non è più una semplice struttura inerte, ma una "pelle" attiva in grado di isolare e proteggere l'ambiente interno dagli agenti esterni indesiderati, consentendo il passaggio dei flussi desiderati, come l'aria fresca o la luce solare che può contribuire al riscaldamento e alla produzione di energia.

L'isolamento termico tra l'interno e l'esterno è garantito dall'uso di vetri con intercapedine riempita di un gas inerte e da materiali isolanti che riducono i ponti termici. Sulle superfici più esposte al sole, sono previste pellicole fotovoltaiche in silicio sottile, flessibili e quasi invisibili, per la produzione di energia elettrica pulita senza impatti visivi.

L'acqua gioca un ruolo fondamentale nei bilanci termici del padiglione. Durante l'estate, le elevate temperature di Shanghai possono raggiungere i 41 °C. Per raffreddare l'ambiente, l'acqua viene raccolta in vasche all'aperto parzialmente ombreggiate dai corpi del padiglione. L'acqua cede calore all'ambiente circostante, si raffredda e viene sollevata tramite elettropompe per scorrere lungo le superfici vetrate sotto forma di sottili cascate. Questo sistema di raffreddamento sfrutta il calore latente assorbito dall'acqua con un notevole risparmio energetico, poiché la potenza richiesta per le pompe è inferiore al raffreddamento equivalente. Le cascate sono attivate in modo intermittente, imitando i giochi d'acqua dei giardini orientali. La dinamica delle cascate è programmata per favorire il raffreddamento delle superfici vetrate più esposte all'irraggiamento solare, riducendo i carichi termici e migliorando l'efficienza energetica.

Questa integrazione di architettura e design energetico conferisce vita e dinamismo all'involucro del padiglione. L'architettura del padiglione dimostra un vero impegno per la sostenibilità, adottando principi che richiamano gli equilibri naturali e riducendo al minimo il consumo di energia convenzionale e le emissioni di gas serra. Questo approccio può servire come esempio per l'Italia, la Cina e altre nazioni industrializzate nell'investire nel futuro in modo intelligente, promuovendo la sostenibilità e la convivenza armoniosa con l'ambiente.


SCULTURA "FUROR MATHEMATICUS"


Ruggero Lenci è ormai considerato un veterano della scultura contemporanea.  Scultore, architetto, orafo Lenci ha attraversato tutti gli stadi della materia e della creatività, in continua ricerca di materiali e forme.

Per Ruggero Lenci non si tratta di estrarre una forma da una materia preesistente che la ingloba, ma della individuazione, nella materia stessa, di qualcosa di mobile e di evolutivo che può essere rivelato proprio da un gesto ispirato da un poetico furor mathematicus.

Il riferimento al titolo di un libro di Leonardo Sinisgalli vuole indicare l’attitudine di Ruggero Lenci a vedere il mondo come un teorema cosmico che si rende evidente in ogni aspetto del mondo, fosse anche il più minuto e marginale. In altre parole, senza un gesto che trascenda l’analisi per farsi origine problematica e poetica della forma non esisterebbe alcunché da estrarre.

Le sue sculture hanno spesso risentito della professione di architetto, ma Lenci ha saputo conferire sempre un efficace movimento alle sue opere che parlano al pubblico di un mondo ideale, dove sorprendenti monoliti raccontano una società in rapida evoluzione.  

È il caso di opere come Furor Mathematicus, in cui la precisione della forma incontra l'azione, il movimento. Lo scultore in questa opera utilizza una tecnica volta a modellare forme che "ragionano" con la geometria. La torsione della materia in questo caso gioca particolarmente con le superfici e con la luce e Lenci è costantemente alla ricerca di coniugare la forma con i colorismi che l'oggetto cattura e produce. Inoltre è visibile in questa scultura ciò che è alla base di ogni sua produzione ossia l'interazione continua tra prodotto e ambiente che si avvale di improvvisazioni spaziali.

Lenci propone in ogni sua opera messaggi subliminali destinati all'intuizione di chi osserva le sue creazioni per questo affronta, in modo informale, la struttura secondo un'ottica molto personale, creando forme immediate che sembrano essere molto lontane da calcolata collocazione finale. La spontaneità infatti, regna lontana da schematiche creazioni e tende ad essere costruttiva.

 














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